mercoledì 15 aprile 2015

Un pensiero giovane e profondo ?

 
L’altro giorno a casa di amici ho sentito una bambina di dieci anni chiedere a suo padre perché chiamiamo la macchina “macchina” e non libro, e perché il gatto si chiama “gatto” e non “cane” ?
Cacchio, ho pensato, che domanda. 

Il cervello di un bimbo per fare una domanda del genere deve essere veramente, nel suo non ancora completo sviluppo, avanti anni luce.
Mi è venuto in mente il decostruttivismo e il logocentrismo di Derrida e il fatto che la sua descrizione e distruzione del linguaggio come unico mezzo di comprensione della natura puntasse proprio alla stessa domanda. 

Quella bimba si era posta lo stesso quesito di Derrida (e tanti milioni di altre persone).
La risposta è che ogni parola che utilizziamo si sviluppa in funzione di altre parole e che la mancanza di forze oggettive alla nostra costruzione del linguaggio è la prova che non esiste alcuna verità oggettiva esterna alla nostra immaginazione.
O quantomeno se esiste, non è per noi comprensibile.

Una bimba di dieci anni ha scoperto che non esiste alcuna verità assoluta con una semplice domanda.

Adesso verrà bombardata di certezze e verità per tutto il resto della sua esistenza fino a quando, se sarà forte e fortunata, ritornerà al punto in cui si trovava da bambina.

Una mente libera.

Ironico.