sabato 9 luglio 2016

L'omicidio di Minneapolis

L'omicidio di Minneapolis e il video della fidanzata della vittima, rappresentano l'ennesimo spartiacque e riprova del declino del modello Americano.

Uno stage teatrale nel quale all'accendersi delle luci i sogni prendono vita e nel quale, al calare del sipario, il tugurio e le nefandezze si mescolano con gli scarti di desiderio ancora e per sempre insoddisfatti.

Lo stato di shock del poliziotto e la relativa calma della testimone sono l'immagine del paradosso psicologico che investe il carnefice e la vittima.

Una società che cerca d'imporre la teoria transgender, e non riesce a non inciampare nel razzismo più scontato.

Il negro.

Non diverso per religione, per pulsioni e libidini o per qualche altra sfumatura caratteriale, sentimentale o culturale, diverso banalmente e immediatamente per il solo colore della sua pelle esterna.

Il negro.

Lo schiavo.

L'animale.

L'altro.

Il diverso.

Annegato tra i bagliori di una modernità fondata sulla violenza.

La violenza come volontà e la violenza come potenza, la violenza come competitività, la violenza come successo, la violenza come amore.

La violenza come unico mezzo per l'affermazione dell'individuo.

Spara al diverso.