sabato 24 luglio 2021

Il green pass e le leggi razziali del '38 in Italia, ecco come andò... e come andrà...



Il 6 Agosto sarà obbligatorio per i non vaccinati il "Green Pass". Alcuni gridano alla discriminazione non razziale o di genere ma, ancora peggio, ideologica e biologica.

Non dimentichiamoci però di essere Italiani.

Non aspettatevi rivoluzioni e rivolte, non aspettatevi troppe multe o intransigenza per chi non avrà il green pass. E ricordate, gli Italiani sono quelli che durante le leggi razziali facevano imbestialire i tedeschi perché proteggevano e non consegnavano gli ebrei. 

La faziosa educazione scolastica (per lo meno fino alle superiori) prova ancora oggi a riscrivere la storia ma al riguardo vorrei citare alcuni passaggi di Hannah Arendt dal suo "La banalità del male" del 1963 :

"Prima del colpo di stato di Badoglio dell'estate del 1943, e prima che i tedeschi occupassero Roma e l'Italia settentrionale, Eichmann e i suoi uomini non avevano mai potuto lavorare in questo paese. Tuttavia avevano potuto vedere in che modo gli Italiani non risolvevano nulla nelle zone della Francia, Grecia e della Jugoslavia da loro occupate: e infatti gli ebrei perseguitati continuavano a rifugiarsi in queste zone, dove potevano essere certi di trovare asilo, almeno temporaneo. A livelli molto più alti di quello di Eichmann il sabotaggio Italiano della soluzione finale aveva assunto proporzioni serie, soprattutto perché Mussolini esercitava una certa influenza su altri governi fascisti - quello di Petain in Francia, quello di Hortly in Ungheria, quello di Antonescu in Romania, e anche quello di Franco in Spagna. Finché l'Italia continuava a non massacrare i suoi ebrei così potevano fare anche gli altri satelliti della Germania. Il sabotaggio era tanto irritante in quanto attuato pubblicamente in maniera quasi beffarda. Le promesse (di consegnare gli ebrei) erano fatte da Mussolini in persona o da altissimi gerarchi, e se poi i generali non le mantenevano, Mussolini porgeva le scuse adducendo come spiegazione la loro "diversa formazione intellettuale". Soltanto di rado i nazisti si sentivano opporre un netto rifiuto, come quando il generale Roatta dichiarò che consegnare ad autorità tedesche gli ebrei della zona jugoslava occupata dall'Italia era "incompatibile con l'onore dell'esercito Italiano".

Ancora peggio era quando gli Italiani sembravano rispettare le promesse. Un esempio lo si ebbe dopo lo sbarco alleato nel Nord Africa francese, quando tutta la Francia venne occupata dai tedeschi eccezion fatta per la zona italiana, nel Sud, dove circa cinquantamila ebrei avevano trovato scampo. Cedendo alle pressioni tedesche, in questa zona, fu creato un "Commissariato per gli affari ebraici", la cui unica funzione era quella di registrare tutti gli ebrei presenti ed espellerli dalla costa mediterranea. Effettivamente, ventiduemila ebrei furono arrestati , ma vennero trasferiti all'interno della zona italiana, col risultato che, come dice Reitlinger, "un migliaio di ebrei delle classi più povere vivevano ora nei migliori alberghi dell'Isere e della Savoia". Eichmann mandò allora a Nizza e Marsiglia uno dei suoi uomini più duri, Alois Brunner, ma quando arrivò la polizia francese già aveva distrutto tutti gli elenchi di ebrei. Nell'autunno del 1943, quando l'Italia (Governo Badoglio) dichiarò guerra alla Germania, l'esercito tedesco poté finalmente entrare a Nizza, e lo stesso Eichmann accorse in Costa Azzurra. Qui gli dissero (ed egli vi credette) che diecimila ebrei vivevano nascosti nel principato di Monaco (quel minuscolo principato che conta venticinquemila abitanti e che, come osservò il "New York Times" potrebbe tranquillamente entrare nel Central Park): questa notizia fece si che l'RSHA (Direzione generale per la sicurezza del reich) approntasse un piano per catturarli. Sembra una tipica farsa Italiana. Gli ebrei comunque non c'erano più: erano fuggiti nell'Italia vera e propria, e quelli che si tenevano nascosti tra le montagne ripararono in Svizzera e Spagna. Lo stesso accadde quando gli italiani dovettero abbandonare la loro zona in Jugoslavia: gli ebrei partirono con le truppe italiane e si rifugiarono a Fiume. Un elemento farsesco, del resto, non era mai mancato neppure quando all'inizio l'Italia aveva tentato sul serio di adeguarsi alla potente amica e alleata. Verso la fine degli anni trenta Mussolini, cedendo alle pressioni tedesche, aveva varato leggi antiebraiche e aveva stabilito le solite eccezioni (veterani di guerra, ebrei decorati e simili), ma aveva aggiunto una nuova categoria e precisamente gli ebrei iscritti al partito fascista, assieme ai loro genitori, e nonni, mogli, figli e nipoti. Io non conosco le statistiche in proposito ma il risultato dovette essere che la grande maggioranza degli ebrei italiani furono "esentati". Difficilmente ci sarà stata una famiglia ebraica senza almeno un parente "iscritto al fascio". L'Italia era uno dei pochi paesi in Europa dove ogni misura antisemita era decisamente impopolare, e questo perché, per dirla con le parole di Ciano, quei provvedimenti "sollevavano problemi che fortunatamente non esistevano".

Dopo l'invasione tedesca del nord Italia e l'instaurazione della repubblica di Salò.  L'umanità Italiana resisté. La prima azione tedesca doveva essere sferrata contro gli ottomila ebrei di Roma, al cui arresto avrebbero provveduto i reggimenti di polizia tedesca dato che su quella italiana non si poteva fare affidamento. Gli ebrei furono avvertiti, spesso da vecchi fascisti, e settemila riuscirono a fuggire. I tedeschi, come sempre facevano quando incontravano resistenza, cedettero e ora accettarono che gli ebrei, anche se non appartenevano a categorie "esentate", venissero deportati, ma soltanto internati in campi italiani. Per l'Italia, questa soluzione poteva essere considerata sufficientemente "finale". Così circa trentacinquemila ebrei furono catturati nell'Italia settentrionale e sistemati nei campi di concentramento nei pressi del confine austriaco. Nella primavera del 1944, quando ormai l'armata rossa aveva occupato la Romania e gli Alleati stavano per entrare a Roma, i tedeschi violarono la promessa e cominciarono a trasportarli ad Auschwitz: ne portarono via circa settemilacinquecento, di cui poi ne tornarono appena seicento. Tuttavia, gli ebrei che scomparvero non furono nemmeno il dieci per cento di tutti quelli che vivevano in Italia".

Quindi non preoccupatevi troppo, sempre che da Berlino...

P. S. 

Le idee si rispettano e tutelano o la Biopolitica rischia di trasformare la democrazia in tanatocrazia ghettizzando ed eliminando quella parte di societa' che non si conforma.