sabato 8 dicembre 2012

Mark Rothko




Il suo Orange, Red, Yellow (1961) è stato battuto quest'anno da Christie's al record personale di 86,9 mln di $. Un quadro magnifico dell'ultimo periodo dell'Artista di origine Lettone. Dopo aver iniziato lo sviluppo dei primi quadri “Multiform”  nel 1946 il grande espressionista americano evolve il concetto di questi magnifici rettangoli di colore. (Dopo di lui Andy Warhol e Pop Art, ovvero il consumismo come arte contemporanea, segneranno il passo). Se mi sentisse definirlo Espressionista mi manderebbe al diavolo, perchè come da sue parole, a lui interessava “solo” arrivare alla radice delle emozioni umane. (Da qui il colore come musicalità, il linguaggio dell'anima). Una vera e propria esplosione è legata alla sua pittura.Una sacralità quasi religiosa. Sono numerosi i casi di persone che si emozionano davanti alle sue tele e vi assicuro che sono veramente potenti nella loro semplicità e bellezza. Rothko è un'Artista che non ha mai fatto compromessi, nemmeno con se stesso. Nel 1958 venne scelto per una commissione da 2,5 mln di dollari destinata al Four Season Restaurant dentro il Seagram Building (disegnato da Mies Van der Rohe). Il progetto era ancora in fase di costruzione quando accettò la commessa.

La sfida lo affascinava, i suoi quadri a confronto con il nuovo simbolo del nascente impero americano.

Intraprende un lungo viaggio in Europa alla ricerca dell'atmosfera e dell'ispirazione che desidera riprodurre dentro il Seagram Building. Trova quello che stava cercando a Firenze nella biblioteca Medicea Laurenziana di Michelangelo. Ritorna a New York, si rimette al lavoro su questi giganti murales multiforme. Alcuni mesi prima dell'inaugurazione Lui e sua moglie Mel vanno a cena al Four Season. Rothko era una di quelle persone che riteneva “immorale” spendere più di 5$ per un pasto e spesso si accontentava di take-away cinese, qualche sigaretta e vodka. Seduto con la sua amata compagna, tra i milionari del futuro, la sua fiducia crollò, “Chiunque sia disposto a pagare quelle cifre per un pasto, non guarderà mai un mio dipinto”. La mattina seguente nel suo studio, osservando con attenzione le trenta tele, alcuni dei movimenti più belli mai creati da un'artista moderno, non vide che le rovine di un grande progetto. Manhattan aveva vinto sull'artista o l'arte aveva trionfato sul denaro?

"Da giovane l'arte era una cosa unica, niente gallerie, niente collezionisti, niente critici, niente soldi e lo stesso mi sentivo come nell'età dell'oro. Non avevamo niente da perdere, solo la nostra visione contava. Oggi non è così.Oggi è tutto solo parole, attività, consumi. Quale condizione sia migliore per il mondo, non spetta a me dirlo. Ma una cosa è certa, molte persone impegnate e dedicate a questo stile di vita stanno disperatamente cercando quelle sacche di silenzio dove potersi ritrovare e crescere".

Nei dieci anni successivi a questo rifiuto, gli ultimi della sua vita  (1960-70) Rothko continuò a cercare il posto perfetto dove poter esporre il suo progetto. Nel 1961 il museum of modern art dedicò a Rothko una personale che lui andava a visitare con orgoglio ogni giorno. Le tele erano molto richieste ma il successo logorò la sua vita. L'alcool e il fumo cominciarono a scandire l'agenda giornaliera. Il secondo matrimonio andò in pezzi e la malinconia prese il sopravvento. I suoi colori da magnifici quali erano diventarono sempre più scuri,  fino ad arrivare al nero come unico colore o meglio non colore. Proprio quando il mondo stava scoprendo il Pop.  Nel 1965 la coppia di milionari Texani John e Dominique de Menil chiese a Rothko di dipingere dei quadri per quella che diventerà “The Rothko Chapel”. Una silenziosa e rigorosa cappella post moderna senza finestre, sviluppata a ottagono su una croce greca, a Houston. Un vero e proprio funerale della sua Arte celebrato con lucida consapevolezza dall'Artista stesso.

Rothko, al suo apice, dipinge qualcosa che non è presente nella vita, è oltre la vita.