giovedì 28 febbraio 2013

Jp Morgan sulla situazione economica Italiana

In questo documento per gli operatori, Michael Cembelest (Cio di Jp Morgan, non un impiegatuccio) illustra la situazione economica Italiana.

Ci ricorda che la nostra crescita reale ha superato (in peggio) quella del Giappone consegnandoci il primato della peggiore crescita economica dal 1991 ad oggi tra tutte l'economie avanzate. Con l'esclusione delle guerra questi ultimi anni sono stati il peggior periodo di crescita dall'unificazione del 1861. Aggiungiamo che l'Italia è il 2° paese più vecchio del mondo. Per la Francia questa, è la peggiore fase economica degli ultimi 80 anni (e non sta migliorando).


"Ecco perchè avere poche azioni europee in portafoglio è un regalo che continua a fruttare"

Iniziamo dalle buone notizie, l'Italia ha una delle migliori bilance fiscali d'europa (prima degli interessi siamo in surplus), la situazione fiscale è in gran parte un riflesso del crollo delle importazioni. L'Italia finanzia molto del suo debito in proprio, senza aiuti stranieri. La posizione NII (Net International Investment, un parametro per questa misurazione) conta in Italia per un -20% contro un -90% della Spagna.
Ad ogni modo la crescita è molto povera. Alla fine del 2012, l'Italia ha superato il Giappone con la peggior crescita Pil reale tra tutte l'economie avanzate dal 1991 (0,79% annuo). Gli Italiani sono chiaramente stanchi di un'austerità a crescita zero. Oltre il 25% di loro hanno votato un movimento che propone la rinegoziazione del debito, un referendum sull'euro e la "rottura" delle aziende statali di grandi dimensioni. Questo voto di protesta è comprensibile guardando il grafico, qui sotto, nel quale notiamo come gli ultimi anni di crescita in Italia siano stati i peggiori dalla data della unificazione (1861).


Il problema per l'Italia è che l'austerità non è destinata a finire (come conseguenza dell'eccessivo indebitamento 120% del pil). L'emissione di debito sovrano per l'Italia la classifica al 3° posto mondiale, mentre il suo potere d'acquisto la vede solo al 10°. I paesi con questo tipo di debito devono assolutamente gestire un bilancio in positivo prima degli interessi, proprio per la dimensione degli interessi stessi. L'Italia ha fatto esattamente questo dal 1992. Questa situazione, crescita debole e/o riforme strutturali che agiscono temporaneamente da freno, lascia pochissimo spazio per manovre contro-tendenza. Per fare chiarezza gli strumenti creati dalla Bce (Esm - Omt) che prestano accettando qualsiasi garanzia hanno sostanzialmente ridotto il rischio di un default nazionale e bancario. E' però molto difficile (particolarmente dopo il buon risultato del mercato azionario europeo del 2012) fingere di non vedere i costi sociali e politici che il sud europa sta pagando per tenere l'euro. Dal mio punto di vista, il vecchio sistema era più "incasinato" con le fiammate d'inflazione e svalutazioni ma funzionava meglio per i paesi del sud europa, li metteva in condizione di recuperare il gap competitivo con il nord. Alcuni credono che l'europa, oggi, sia in viaggio verso una ulteriore integrazione. Io penso che alcune parti d'europa siano nel mezzo di un lungo e doloroso viaggio per scoprire che la moneta unica, nel lungo periodo, porta più costi che benefici".

Detto questo, chi ha votato anche questo giro, politici di professione in parlamento da decenni che non hanno visto (o per incompetenza o per collusione) la strada che hanno scelto per noi, rifletta.