martedì 27 maggio 2014

Review: Pantani (the accidental death of a cyclist)



Recensione: Pantani (The accidental death of a cyclist 2013). James Erskin è un regista/scrittore britannico. Autore di varie fiction e alcuni film tra cui the Human Face (2001) nel quale esamina la "scienza" dietro la mimica facciale dandoci un assaggio della cultura dei selfie che verrà.



L'anno scorso ha pubblicato questo documentario che ripercorre la storia di Pantani dagli esordi al tragico epilogo. Devo dire, da Italiano, che non ho mai capito bene la storia di Pantani. E' stato un complotto ? lo hanno voluto "fare fuori" ? o era semplicemente un ciclista dopato come tanti altri che si è fatto "beccare" ? e se era un "dopato", quando aveva iniziato ?


Erskin riesce a fare un pò di chiarezza. Negli anni '90 il ciclismo ha visto, con l'entrata in scena dell'Epo, un grosso pericolo. I ciclisti morivano nel sonno. Andavano a dormire con il cardiofrequenzimetro e quando questo suonava e il cuore stava per fermarsi, si alzavano e iniziavano a pedalare sulla cyclette. Pedalavano di notte per non morire e pedalavano di giorno per vivere durante le tappe dei tour e giri.
Per un estraneo allo sport è roba da fantascienza.

Erskin ci spiega anche come i ciclisti si siano "drogati" o aiutati da sempre mostrandoci filmati di Coppi e Bartali e interviste dell'epoca nelle quali si ammette come non sia possibile vincere il Tour de France con l'acqua minerale.

Si parla anche dell'aspetto economico, dei milioni che vengono spesi per sponsorizzare questi team, e di come la visibilità dei marchi debba essere "condivisa". Avere una squadra troppo forte per troppo tempo "nuoce" al business.

Fatte queste considerazioni sulla pericolosità del ciclismo moderno, e di come tutti equivalga a nessuno, il talento di Pantani viene mostrato in tutta la sua potenza. Un ciclista che riusciva, con le sue incredibili scalate, a recuperare tutto quello che gli altri guadagnavano con le tappe a cronometro. Un talento puro, sconsiderato come tutti i fuoriclasse, che si permetteva di attaccare e di impostare/improvvisare strategie che i suoi antagonisti non avrebbero mai potuto nemmeno pensare.

Tutto questo fino al 1999. L'accusa di doping e la conseguente gogna mediatica, lo misero sotto scacco matto psicologico. Le voci della strada avevano già sentenziato, "Pantani è un drogato". Questo impietoso verdetto, crudele come solo quelli emessi dall'ignoranza possono essere, annullava tutte le sue vittorie precedenti e avrebbe sminuito tutte quelle future.

Marco non è riuscito a non ascoltare quelle voci, ha iniziato a drogarsi sul serio, ed è morto solo, in una camera d'albergo.

Ottimo film, per appassionati e non.

Voto 7