venerdì 29 marzo 2013

i grandi dischi del rock: The Doors


La storia della musica rock (e non solo) è piena di nomi diventati iper-famosi che hanno astutamente preso idee a destra e sinistra riuscendole poi a commerciare con ottimo spirito imprenditoriale (giusto per fare un'illustre esempio, Led Zeppelin I è un album di cover "plagiate" e accreditate a Plant e Page le cui uniche tracce originali sono Good times & Bad Times e Your time is gonna come...
per il resto:
Babe i'm gonna leave you è di Anne Brendon
Black Mountain side è Blackwaterside, canzone folk scozzese di Bert Jansch del 1956
Dazed and Confused è di Jake Holmes
How many more times è How many more years di Howlin Wolf del 1951
Communication breakdown è Nervous breakdown di Eddie Cochrans
ecc ecc...)

Gli artisti veramente fondamentali per l'evoluzione del genere che sono riusciti a raccogliere i frutti di quanto hanno seminato sono pochissimi.




I Doors sono certamente tra queste eccezioni.

Il loro esordio del 1967 apre le porte ad una nuova fase del rock e lo fa con undici tracce impeccabili. Nessun altro disco è mai stato tanto innovativo e allo stesso tempo tanto accessibile come The Doors. I Doors capiscono, e in questo sono gli unici insieme ai Velvet Underground, l'evoluzione del rock psicadelico. Non è più il sound positivo degli hippy flower power, non è più una musica da accompagnamento per un bel "viaggio", il loro sound è il "viaggio" stesso, e non sempre mostra cosa piacevoli. Un grido esistenzialista primitivo e religioso che va ben oltre la psicadelia da "sballo".

Le chitarre di Bob Krieger riprendono idee di grandissimi  artisti come Sandy Bull (Fantasias per guitar & Banjo 1963) e John Faye (Dance of Death 1964) oltre alle grezze atmosfere dei Them di Van Morrison. Le tastiere e le batterie di Ray Manzarek e John Densmore così vicine al jazz sono il perfetto background sonoro per il più grande frontman della storia del rock.

Jim Morrison esce completamente dalla categoria Rockstar ed entra a pieno titolo in quella dei Profeti. La Rockstar è consapevole della propria immagine, ha contribuito e voluto più o meno consciamente crearla, la gestisce, l'alimenta, la subisce,la domina. A volte tossici, a volte oggetti sessuali a volte demoniaci, a volte attivisti politici o altro, le Rockstar quando tornano a casa a lavare i piatti sono in grado di appendere il loro costume all'attaccapanni in attesa della prossima esibizione.

Un profeta non rappresenta più alcuna immagine, non esiste un alter ego per la sua figura. Il profeta è sempre in un altro luogo rispetto agli altri, e da quel posto non tornerà mai più indietro.

The Doors 1967:
Track listing
All songs written by Jim Morrison, Robby Krieger, Ray Manzarek and John Densmore, except where noted.
The running time of "Light My Fire", while listed correctly below, is incorrectly stated as 6:30 or 6:50 on some LP and CD versions of the album. An edited version was issued as the Doors' second single in May 1967, with most of its organ and guitar solos removed it had a running time of 2:52. As per the aforementioned speed discrepancy, the 40th anniversary speed-corrected mix made "Light My Fire" 6:59, with all solos intact.

Side one

  1. "Break On Through (To the Other Side)" – 2:29
  2. "Soul Kitchen" – 3:35
  3. "The Crystal Ship" – 2:34
  4. "Twentieth Century Fox" – 2:33
  5. "Alabama Song (Whisky Bar)" (Bertolt Brecht, Kurt Weill) – 3:20
  6. "Light My Fire" – 7:06

Side two

  1. "Back Door Man" (Willie Dixon) – 3:34
  2. "I Looked at You" – 2:22
  3. "End of the Night" – 2:52
  4. "Take It as It Comes" – 2:23
  5. "The End" – 11:41