mercoledì 23 aprile 2014

Il terrore della solitudine


Edward Hopper (Morning Sun 1952)

Nell'era dei social il terrore della solitudine non è mai stato così grande. La solitudine fa bene all'anima ma non all'economia, siamo marchi da spendere, brand da pubblicizzare, i più evoluti sono anche in grado di monetizzare il proprio nome, affogando la loro solitudine nel mare sociale.



Incasellati come api nell'alveare, ognuno con il proprio spazio, battiamo le ali più forte per farci notare e mostrare quello che non siamo. La solitudine però è importante, è fondamentale. Nasciamo soli, moriamo soli, attraversiamo questa vita e impariamo da soli. Non sapremo nemmeno mai con certezza se i colori che gli altri vedono sono gli stessi che vediamo noi, se i sapori che gli altri provano sono gli stessi che proviamo noi. Forse non sapremo mai nemmeno chi o cosa siamo stati, men che meno il perchè. Eppure scappiamo. Parliamo solo di attività svolte con altri. Raccontare una giornata al mare da soli suona come una pazzia da emarginati, da diversi, sembra quasi suscitare compassione. E' così bassa la considerazione del tempo che passiamo con noi stessi ? Poi guardi questa grande invenzione del 21° secolo. I social. Il mondo ridotto a piatte immagini sociali, virali, finte, selfies.
I volti nei selfies sono i volti del terrore, il terrore della solitudine che viene esorcizzata attraverso un vestito nuovo, una faccia buffa o un bel sorriso.

Non vedi, non sono solo.

(Michele Rovatti)