mercoledì 19 giugno 2013

La devianza e fine del capitalismo



Confesercenti riporta oggi come la fotografia dell'economia reale sia rappresentata da un'ecatombe di negozi:

"Tra 2008 e 2013", fra commercio e turismo c'e stata "un'enorme quantità di chiusure". Mancano all'appello "224.000 titolari e tantissimi collaboratori". Così il presidente Confesercenti Marco Venturi. "Un'ecatombe: ogni giorno chiudono 5 negozi di ortofrutta, 4 macellerie, 42 di abbigliamento, 43 ristoranti,40 pubblici esercizi" 

Dobbiamo stupirci ? No.
La crisi della finanza e la successiva cura e ricetta sono delle devianze del capitalismo, una malattia. A chi importa se non si producono più merci quando tutte le risorse politiche e sociali per la moltiplicazione del capitale sono investite nella finanza. D'altra parte il fine ultimo del capitalismo non soffre di alcun complesso dalla separazione tra la merce e il denaro. Non importa cosa produci ma importa la realizzazione del massimo profitto, e se per assurdo il massimo del profitto è ottenibile non producendo niente (questa è la devianza della crisi) così sia.

La contraddizione capitalistica ha raggiunto un'apice, e con esso la sua fine, che ad oggi era stata immaginata solo dai filosofi del passato. La ricerca dell'accumulo di capitale infinito come unico scopo dell'esistenza umana è arrivata ad uccidere l'esistenza umana stessa su una scala di quantità senza precedenti. Lo vediamo dalla naturalezza con la quale le istituzioni condannino milioni di giovani. Qualsiasi razza disposta ad uccidere gli elementi più sani e forti della propria specie è destinata all'estinzione.

Gli economisti, come abbiamo potuto sperimentare, servono a molto poco (quasi a niente) perchè continuano a trattare come una scienza razionale e meccanica una materia che ha una fortissima connotazione emozionale, quindi psicologica e antropologica.

Ed ecco quindi i governi "tecnici" disposti a sacrificare, come in guerra, milioni di vite umane per preservare le istituzioni che ottengono il maggior profitto possibile. Ed ecco i cittadini che credono ancora, ingenuamente, in una democrazia rappresentativa.

La politica non rappresenta i cittadini perchè non ha gli strumenti per farlo,quando uno stato ha bisogno di un'agente esterno per l'ottenimento dei mezzi necessari ai propri scopi è a quest'ultimo che andrà naturalmente ad asservirsi. Per questo ogni giorno sentiamo parlare del tetto del 3% e dello spread. E' a questi parametri esterni (privati e non referendabili) che è legato l'accesso al capitale e la vita dell'apparato Statale. Non al voto dei cittadini.

Il capitalismo è al termine, e il suo ruolo nella storia è in trasformazione, da scopo ultimo muterà a mezzo o l'uomo non riuscirà a salvarsi in un mondo con uno spazio finito.

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