domenica 22 settembre 2013

Il cinema di Kieslowski: Decalogo 1



A cura di Guido Rovatti
Siamo alla fine degli anni ottanta, in un cinema interessato alle luci, agli effetti, già dominato dallo star system e dai blockbuster: Krzysztof Kieślowski si fa strada con un “ritorno al cuore”, all’ “essenza”.
In generale il cinema di Kieślowsksi si caratterizza per i suoi dialoghi scarni e per le sue sceneggiature che concentrano forti dilemmi etici ed esistenziali.
Krzysztof Piesiewicz (co-sceneggiatore) sarà sempre al fianco di Kieślowsksi, e buona parte della grandezza del cinema espresso dai due, è da riconoscere al suo intenso lavoro di scrittura.
Stanley Kubrick, che nutriva una notevole ammirazione per il regista polacco, ebbe a dire:
« …. riguardo a questa sceneggiatura (Decalogo), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l'azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore. »

Quando il cinema, e più in generale l’arte, sono in grado di “trasformare” il Mondo ridestando le coscienze dal loro torpore, allora non è più solo “estetica”, allora ci si trova al cospetto di qualcosa di “superiore” : è questo il caso in cui si trova lo spettatore davanti al cinema di Krzysztof Kieślowski (a dimostrazione di questo,si ritiene infatti che il suo decalogo n.5 “Non Uccidere”, abbia svolto un ruolo determinante ai fini dell’abolizione della pena di morte in Polonia).


Il cinema di Kieślowski raggiunge senza dubbio il suo apice con il già sopracitato Decalogo (10 mediometraggi da circa 55 minuti, ciascuno legato ad uno dei dieci comandamenti).

Ma attenzione, il decalogo non è religione o lezione di morale:  l’opera è piuttosto la rappresentazione di quella lotta intestina che ogni uomo prova davanti alla vita, alla propria esistenza, ai concetti e ai sentimenti più profondi per i quali e nei quali è lacerato.

Non si sbaglia se si afferma che il decalogo ricorda (seppur in maniera meno teatrale e meno autobiografica) il cinema di Bergman per la profondità introspettiva dei grandi temi davanti ai quali si pone (la morte,Dio,la scienza,la coscienza,l’amore) e il cinema di Alfred Hitchkock, per la tensione narrativa con la quale si dipanano gli epiloghi (per questo la critica ha anche definito il Decalogo come “thriller dell’anima” o “thriller del cuore”).

Tutti i dieci episodi (pensati e prodotti per la televisione polacca) sono da vedere obbligatoriamente, ma uno in particolare: il DECALOGO 1 (“Io sono il sognore Dio tuo, non avrai altro dio all’infuori di me”) ha un qualcosa di illuminato e illuminante, apre l’opera, e risulta incredibilmente attuale (o forse, più semplicemente, è l’ opera in se ad essere “senza tempo”).

L’Incipit è un monumento al cinema: splendido,misterioso,straziante.
La musica del grande Zbigniew Preisner ci porta “tenendoci per mano”: la prima sequenza vede l’occhio della cinepresa rialzarsi come un capo dapprima chinato, ci mostra un lago ghiacciato; un uomo si scalda con un piccolo falò sul bordo del lago.
Una breve inquadratura da dietro, poi un primo piano sul volto dell’uomo, l’uomo si volta e ci guarda dritto negli occhi, con una saggezza inesorabile: sembra già sapere tutto sul dramma a cui assisteremo.
In questa introduzione,all’uomo misterioso (che sarà ricorrente in tutta l’opera del Decalogo) si alternano le lacrime di una donna che passeggiando nel cuore della notte si ferma davanti ad una vetrina nella quale è presente un televisore (il televisore mostra immagini al rallentatore in bianco e nero di un bambino che corre, poi le immagini si fermano sul bimbo). Il freddo morde aspro il cuore della donna, le cui lacrime alla visione del bimbo si fanno incredibilmente potenti e silenziose, il suo volto non riesce a non tremare.
Kieślowsksi ritorna con un primo piano sull’uomo misterioso, l’uomo compie un gesto con la mano sinistra: sembra asciugarsi una lacrima.

La magia della colonna sonora (e dell’Incipit) termina con il frastagliato suono di un volo di uccelli (mentre la telecamera compie una rotazione di 90° e inquadra il loro librarsi da sotto e radente al muro di una palazzina grigia e umida).
Uno di questi piccioni si posa fuori dalla finestra dove abita il bimbo (lo stesso bimbo che ha visto la donna nel televisore). Ciò che accade a partire da ora è narrazione lineare.
Questa narrazione (ricca di suspance e intrisa di simbolismo) risolverà il nodo iniziale.

Per rispetto dell’opera, della sua libera interpretazione, e di tutti coloro che ancora non l’hanno vista,
auguro una buona visione.

“Io sono il sognore Dio tuo, non avrai altro dio all’ infuori di me”.