venerdì 18 gennaio 2013

L'Algeria non tratta con Al Qaeda



Al qaeda ha ben pensato di rapire alcuni lavoratori occidentali e Algerini presso una centrale energetica in Algeria (natural gas processing facilities di Tiguentourine). Cercando così di estendere l'area del conflitto e aprirsi nuove vie di fughe nel maghreb islamico. Il governo Algerino ha reagito (com'era prevedibile) con molta poca diplomazia. L'intervento è stato un massacro e le vittime tra gli ostaggi si aggirano in un numero che va da 6 a 35 (non proprio un'operazione stile SAS inglesi o Comsubin Italiani).

Lo scontro è stato condotto in maniera poco chiara, non si sa chi abbia sparato per primo. Si ipotizza che gli ostaggi (divisi in 2 gruppi) abbiano cercato di scappare, i terroristi abbiano aperto il fuoco e i militari di conseguenza. In ogni caso alla fine dello scontro si contavano ancora 7 ostaggi in mano ai jihadisti, al momento il loro status è sconosciuto.

Il messaggio Algerino è molto chiaro, il nostro territorio lo proteggiamo a modo nostro e non ci frega niente delle opinioni occidentali. Anzi, è nostro dovere mostrare agli investitori internazionali che non corriamo il rischio di essere destabilizzati da gruppi jihadisti. Negli ultimi anni il governo di Algeri ha condotto diverse operazioni nei confronti di questi estremisti, spingendoli fuori dai confini nazionali, verso il nord del Mali.

L'Algeria ha concesso alla Francia un minimo appoggio logistico per le operazioni in Mali ma non accetterà alcuna intromissione occidentale nella gestione del proprio territorio. L'operazione alla BP è stata un disastro secondo i nostri standard, per i quali la tutela dell'ostaggio è l'obbiettivo primario, ma è stata un successo nella chiarezza del messaggio passato ad Al quaeda. "Cari signori non accetteremo e non ci siederemo per condurre alcun tipo di negoziazione o pagar alcun tipo di riscatto. Considerate operazioni di questo tipo come attacchi suicidi".

Ricordiamo come queste insurrezioni belliche siano "effetti collaterali" dell'attacco in Libia. Il quale ha lasciato sul territorio migliaia di armi in mano a gruppi jihadisti che hanno ben pensato di portare il conflitto nel Mali e ora sentendosi minacciati, dal ben più numeroso esercito occidentale, cercano vie di fughe e nuove aree di manovra.

L'Italia in tutti questi movimenti geopolitici (che si posizionano sulle nostre linee naturali d'interesse) continua sempre a ricoprire il ruolo che ci viene meglio, Don Abbondio.