giovedì 21 gennaio 2021

Vedere l'Invisibile - Le macchine del futuro (parte 2)

 


Nel primo post intitolato Vedere l'Invisibile ho stupidamente e romanticamente descritto l'incapacità delle macchine di carpire il carattere delle persone limitandosi solo alla mera superficialità e viralità.

Ora vorrei negare totalmente quanto scritto precedentemente perché oggi gli algoritmi deduttivi ed induttivi stanno esattamente profilandoci e schedandoci proprio per raggiungere questo scopo. 

L'analisi dei big data e la scansione dei profili sembrano poter rivelare degli aspetti della personalità che sono invisibili a occhio nudo, possono dare informazioni sul carattere di una persona.

Le elezioni Indiane del 2014 e Americane del 2016 che hanno portato allo scandalo Cambridge Analytica sono state le prime ad avvicinarsi a questo obiettivo.

La raccolta sistematica di dati che circolano in rete in enorme quantità (soprattutto i "mi piace" manifestazione di emozione) e il loro trattamento attraverso algoritmi per individuare la personalità degli utenti generando un profilo psicometrico, ha reso di attualità il fenomeno del micro-targeting.

Tutto questo ha portato ad una chiara violazione dei termini d'uso che facebook o twitter negoziano con gli sviluppatori di app. Ma di questo e dell'accumulo di potere verso una micro nicchia parleremo poi. 

Controllare i dati oggi significa avere dominio di ogni attività umana.

Durante tutto il XX secolo questo potere si è concentrato nelle mani degli stati totalitari o semi-totalitari oggi gli stati non sono più i soli a poter agire. Leggiamo questo passo tratto da "L'innominabile attuale" di Roberto Calasso:

"Per tutto il novecento l'ossessione ricorrente è stata quella del controllo sociale. Una volta divenuta entità sovrana ed emancipata da qualsiasi vincolo, spettava alla società controllare e plasmare il proprio materiale. Le varie forme totalitarie furono altrettanti tentativi in questa direzione. Ma i soggetti operanti solo apparentemente erano gli Stati. All'interno di ciascuno Stato, si installava una compagine ristretta, aggregata allo Stato ma capace di pilotarlo. Così avvenne in URSS con il KGB, così in Germania con le SS. Erano corpi settari che disponevano di poteri illimitati. Molteplici le modalità del controllo, principalmente riconducibili a due precetti osservati nell'Oceania di Orwell: "Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato". Ma non sarebbe stata l'ultima modalità di controllo. All'inizio del nuovo millennio, quando si stabilizzò l'impero digitale, divenne chiaro che controllo significava innanzitutto controllo dei dati. E la situazione si rovesciò. Quei dati non venivano più forzati dall'alto, ma spontaneamente offerti dal basso, da innumerevoli individui. Ed erano la materia stessa su cui esercitare il controllo. Ci si chiese allora: quale sarebbe stato il potere controllante ? I primi sospetti come sempre furono gli Stati. Ma qui è intervenuta la novità dirompente. Gli stati non sono i soli a poter agire".

I big data che noi forniamo vengono quindi trattati attraverso algoritmi scritti da ingegneri per datori di lavoro che hanno delle opinioni (l'algoritmo è un'opinione ingegnerizzata) e riutilizzati per profilarci e schedarci con una dovizia senza precedenti. Il progetto Alamo per la campagna Trump ha schedato 220 mln di elettori raggruppando dai 4 ai 5K datapoint per ognuno. 

Ieri Biden è diventato il più vecchio presidente degli USA e il suo discorso era incentrato sull'Unità. Gli algoritmi, deduttivi ed ancora peggio induttivi, sono scritti per dividere non per unire. La mobilitazione di supporters già d'accordo con quello che un candidato dice è molto più rapida e meno costosa di un'attività di persuasione di critici ed indecisi. I sistemi di big data analytics cercano di ignorare il più possibile il centro, la zona grigia ed incerta, per concentrarsi sugli estremi dove si trovano i più ferventi (e ben identificabili) supporter. Auguri Biden...

Il filosofo Sudcoreano Byung-Chul Han immagina chiaramente come questo futuro nel quale sia possibile vedere l'invisibile è oggi una realtà in divenire concentrata nelle mani di pochissimi individui (per ora) introducendo concetti come la Psicopolitica e l'Inconscio digitale:

"I big data rendono leggibili, forse, i nostri desideri, dei quali noi stessi non siamo espressamente coscienti. In effetti, in determinate circostanze sviluppiamo inclinazioni che si sottraggono alla nostra coscienza (I Pensieri ciechi di Leibniz ndr); spesso non sappiamo neppure perché all'improvviso compare in noi un certo bisogno. Se i big data dessero accesso al regno dell'inconscio di azioni e inclinazioni, allora sarebbe pensabile una psicopolitica capace di innestarsi in profondità nella nostra psiche e di sfruttarla. Sarebbe possibile stabilire un'analogia tra i big data e la cinepresa. Come una lente digitale, il data mining ingrandirebbe le azioni umane e rivelerebbe, dietro lo spazio d'azione strutturato della coscienza, un campo d'azione strutturato in modo inconscio. La microfisica dei big data renderebbe visibili gli actomes, vale a dire delle micro azioni, che si sottrarrebbero alla coscienza. I big data potrebbero anche promuovere dei modelli collettivi di comportamento, dei quali non saremmo coscienti come singoli. Così diventerebbe accessibile l'inconscio collettivo. In analogia con l'inconscio ottico, l'intreccio della relazione microfisica e micro psichica si potrebbe anche chiamare "inconscio digitale". La psicopolitica digitale sarebbe dunque in grado di impadronirsi del comportamento delle masse su un piano che si sottrae alla coscienza"

Quindi da un quadro di controllo Orwelliano o Novecentesco, il KGB, le SS, la STASI, l'OVRA o il CTS odierno siamo passati ad uno scenario Kafkiano, persi in un labirinto nel quale cediamo i nostri dati gratuitamente per un motivi personali. Questi vengono catalogati e trattati da algoritmi induttivi, rielaborati da terze parti e riutilizzati per aumentare e influenzare l'interazione a nostra consapevole insaputa. 

Possiamo dire che, se non già oggi a breve, un algoritmo le cui opinioni (quali input combinare per ottenere l'output desiderato) sono a noi sconosciute ci conosce meglio di qualsiasi altro essere vivente al mondo.